Nel pomeriggio di mercoledì 5 aprile 2017, a partire dalle ore 14, nell’Aula Magna del Polo di via del Prato dell’Università di Parma, si terrà il seminario “Minori stranieri non accompagnati (MSNA) - dall’urgenza dell’accoglienza alla costruzione di cittadinanza”, organizzato dal corso di laurea in Psicologia dell’intervento clinico e sociale (PICS) e dal Centro Universitario per la Cooperazione Internazionale (CUCI) dell’Università di Parma.

Dopo i saluti della Pro Rettrice dell’Ateneo Maria Cristina Ossiprandi, interverrà il Direttore del Dipartimento di Scienze Umanistiche, Sociali e delle Imprese Culturali Diego Saglia, seguito da Paola Corsano, Presidente del corso di laurea in Psicologia dell’intervento clinico e sociale. Sono quindi previsti gli interventi di Luisa Molinari, docente presso lo stesso corso di laurea, Laura Rossi, Assessore alle Politiche Sociali del Comune di Parma, e Giuseppe Forlani, Prefetto di Parma.

A seguire la Lectio magistralis di Rose Anne Papavero (Unicef Italia) dal titolo “MSNA nel mondo e le specificità italiane”.

Verrà quindi proiettato il documentario Time to look at girls: Migrants in Bangladesh and Ethiopia 2015, basato su una ricerca finanziata da Swiss Network of International Studies, Girl Effect Ethiopia, Terre des Hommes, University of Sussex, UK e Feminist Review Trust, alla presenza di Nicoletta Del Franco, antropologa, ricercatrice e co-autrice del documentario.

La tavola rotonda “Accoglienza, protezione, cittadinanza. Teorie, prassi operative e progetti politici”, coordinata da Nadia Monacelli, docente presso il corso di laurea in PICS e Vice Direttrice del Centro Universitario per la Cooperazione Internazionale, prevede la partecipazione di Monica Raciti (Regione Emilia-Romagna, Responsabile Servizio Politiche per l'integrazione sociale, il contrasto alla povertà e terzo settore), Luca Pacini, (Associazione Nazionale Comuni Italiani - ANCI, Responsabile Area Welfare e Immigrazione), Federica Giannotta (Terre des Hommes, Responsabile dell'Advocacy e dei Programmi Italia della Fondazione), Simona Ghezzi (Cesvi, Responsabile Progetti Italia presso Cesvi Fondazione Onlus), Dimitris Argiropoulos (Dipartimento di Scienze Umanistiche, Sociali e delle Imprese Culturali) e Chiara Scivoletto (Presidente del corso di laurea in Servizio Sociale), entrambi docenti all’Università di Parma.


Il numero di MSNA presenti in Italia al 31 dicembre 2016 è di 17.373, il 45,7% in più rispetto alle presenze registrate al 31 dicembre 2015 e il 25,3% in più rispetto alle presenze relative al 31 agosto 2016. Benché invisibili nella maggior parte dei discorsi pubblici sulle migrazioni, i bambini/ragazzi costituiscono una parte consistente delle persone in movimento.

I minori stranieri che arrivano in Italia senza la tutela formale di un genitore o di un adulto che ne abbia la responsabilità legale approdano alle nostre strutture di accoglienza forti di una giovane età zavorrata da esperienze e progetti di vita che sembrano collocarli prematuramente nel mondo degli adulti. Uniti nella categoria descrittiva “MSNA”, questi ragazzi sono portatori di esperienza esistenziali che possono essere molto diverse tra loro: alcuni sono completamente soli, altri intendono raggiungere membri della famiglia allargata, altri ancora possono essere accompagnati, ma gli adulti che li accompagnano non sono in grado o non sono idonei ad assumersi la responsabilità della loro cura.

Alla drammaticità delle loro condizioni esistenziali al momento dell’arrivo, occorre forse contrapporre e mettere a sistema procedure condivise che consentano di accompagnare al meglio questi ragazzi verso la loro età adulta e una loro piena cittadinanza. Per favorire e sostenere questa transizione occorre però avere un progetto politico di inclusione sociale, chiaro e condiviso, che si realizzi a partire dalla specifica condizione esistenziale di questi ragazzi e ragazze.

Occorre che le pratiche di accoglienza e di accompagnamento siano allo stesso tempo rispettose delle biografie e coerenti con le finalità dell’intervento. Occorre, anche in questo caso, segnare il passaggio da una concezione del welfare essenzialmente assistenziale, come luogo di realizzazione di interventi meramente riparativi del disagio, ad una di protezione sociale attiva, luogo di rimozione delle cause di disagio ma soprattutto luogo di prevenzione e promozione dell’inserimento della persona nella società attraverso la valorizzazione delle sue capacità.

È in questa prospettiva che è stato pensato il workshop: esperti internazionali, protagonisti politici, operatori e accademici si confrontano nel discutere progettualità e pratiche in essere e in divenire volte, necessariamente sia al benessere dei singoli che al bene comune.

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